mercoledì 9 maggio 2012

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"La masseria delle Allodole", Antonia Arslan - discussione del 02 maggio 2012

Ciao a tutti,

ecco l'aggiornamento con la nostra ultima discussione, che ha visto protagonista il primo romanzo di Antonia Arslan, La Masseria delle Allodole. Si tratta di un'opera che ha riscosso un discreto successo e dalla quale è stato tratto anche un film, quindi è stata una sorpresa sapere che invece nel nostro gruppo non è stato particolarmente apprezzato. Monica ci ha raccontato di averlo acquistato qualche tempo fa, di avere anche iniziato la lettura, ma l'aveva trovato poco leggibile, poco scorrevole. Ha faticato a cogliere la tragedia e la sofferenza dei protagonisti. Si è trovata persa tra luoghi e posti, facendo fatica a tenere il filo del discorso, e secondo lei l'autrice non è riuscita pienamente ad esprimere la voce del popolo, lasciandosi andare troppo ai propri pensieri.

Anche Lara ha trovato difficoltà, soprattutto all'inizio la lettura le è sembrata impervia per via dello strano uso del tempo presente con continui rimandi al futuro. Questo uso dei tempi verbali l'ha confusa, e ha dovuto faticare per procedere con la lettura. Il contenuto del libro è comunque apprezzabile, perché porta al grande pubblico una tragedia che viene pressoché ignorata e che solo in questi anni sta tornando a galla (anche grazie a questo romanzo), ma al di là di questo secondo Lara il lettore si trova spaesato, confuso. Soprattutto la fase finale è molto veloce e poco curata, e i nuovi personaggi vengono trattati in modo sbrigativo. Alla fine della romanzo però, Lara ne rivaluta la prima parte, che ha trovato efficace nel trattare una storia vera come una leggenda, con immagini poetiche. La seconda parte invece no, perché anche l'aura di delicatezza si perde.

Anche per Massimiliano è stata dura, non è arrivato fino alla fine, e ha provato a paragonare questo romanzo ad altri che trattano il tema dell'Olocausto. Perché altri romanzi con tema simile non presentano le stesse difficoltà di questo? Massimiliano dice che forse la spiegazione sta nella disumanità quasi ancestrale di questo genocidio: tutto sembra essere senza regole, i personaggi sono in balìa di una violenza che non guarda in faccia a nessuno. Forse con l'Olocausto degli ebrei le cose sono un po' diverse, forse perché sappiamo cosa ci aspetta, e quindi si è più o meno preparati. Di certo, anche lo stile narrativo mette in risalto questa barbarie con una scrittura confusa, che non viene incontro al lettore.

Daniela ha rilevato una pesantezza "gratuita", non correlata al fatto narrato; tutta la scrittura è permeata di tristezza.

Ad alcuni invece il libro è piaciuto: Raffaella l'ha letto tutto d'un fiato, e l'ha vissuto come se fosse un film. Nella prima parte la sensazione della tragedia incombente ti toglie il fiato. Anche a Barbara e a me il libro è piaciuto molto. Ha un ruolo nella divulgazione dell'argomento "genocidio armeno" che non è trascurabile, e io personalmente ho apprezzato sia l'uso di nomi armeni che il ritmo della narrazione. Si tratta della messa su carta di ricordi di famiglia, opportunamente mescolati per creare un romanzo che ho trovato di grande impatto emotivo, ragione per cui non me la sono sentita di rileggerlo. Trovo che riesca molto bene nell'intento di far entrare il lettore nella vicenda, nel fargli vivere la confusione e la disperazione di quei momenti, seguendo più il ritmo degli avvenimenti, che ad un certo punto subiscono una brusca accelerazione, piuttosto che farlo restare impigliato nei tempi della narrazione. Di certo non è un romanzo che può essere letto in qualsiasi momento, occorre una certa predisposizione d'animo per affrontarlo.

Alla fine della discussione, credo Barbara abbia fatto notare come la moglie di Sempad venga descritta solo per grandi linee: ne esce un personaggio che sembra non avere personalità. Secondo Lara però, è apprezzabile che questo personaggio venga descritto non nella sua interezza, ma solamente come una donna che si trova ad affrontare una situazione di estremo pericolo, una tragedia dalla quale tenta in ogni modo di non farsi schiacciare. Nel viaggio verso Aleppo, Shushanig semplicemente si annulla, perché il suo unico scopo è quello di sopravvivere per salvare i figli piccoli. E' quindi comprensibile che la sua personalità non entri nella narrazione, per il semplice fatto che la sua personalità non c'è più.

Terminata la discussione ci siamo rinfrancati lo spirito con degli ottimi pasticcini offerti da Barbara!

Il romanzo scelto per il prossimo mese è:

L'urlo e il furore
William Faulkner



Quindi ci vediamo 
mercoledì 06 giugno
ore 21.00 presso
Arcipelago Progetti
via Borromini 21, Mira



Buona lettura!