venerdì 5 agosto 2011

Sull'importanza di scegliere un libro

Urge post di buonora, stamattina, perchè mi segnalano codesto articoletto:

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2011/08/04/da-somewhere-ai-tq/

Leggetelo, quando avete tempo: secondo me è una fotografia realistica e inclemente della letteratura italiana di questi anni, e credo che ci darà spunti di riflessione per la scelta dei libri. Ed è fondamentale, perchè se vogliamo dare spessore al gruppo e alle discussioni, dovremo fare attenzione alle scelte e resistere alla tentazione di lasciarci trasportare dal marketing. Per dirla con una frase ormai trita e ritrita: "la letteratura è il cibo della mente", ma se ci lasciamo abbindolare dalle confezioni e dai coloranti, finiamo col mangiare male. E si sa che una sana alimentazione è importante per il benessere... in questo caso dello spirito! Insomma, almeno per quanto riguarda il cibo per la nostra mente, lasciamo perdere i McDonald e concediamoci il ristorantino di lusso.


Silvia

mercoledì 3 agosto 2011

Prossimo libro "Due", Irène Némirovsky

Dopo Pasolini, un altro romanzo, un altro dopoguerra, la vita osservata da un'altra angolazione...

"Intanto, si sentivano all'inizio, alla vigilia di ogni cosa. Domani, tutto sarebbe stato ancor meglio! Ma i giorni passavano, la vita passava, e il meglio non arrivava. Quei domani continuamente attesi, e che continuamente, chissà perché, deludevano, erano ciò che alla fine faceva sfiorire la gioventù."

"Chi meglio della signora Némirovsky, e con un'arma più affilata, ha saputo scrutare l'anima passionale della gioventù del 1920, quel suo frenetico impulso a vivere, quel desiderio ardente e sensuale di bruciarsi nel piacere?" scrisse, all'uscita di questo libro, il critico Pierre Loewel. Le giovani coppie che vediamo amoreggiare in una notte primaverile (la Grande Guerra è finita da pochi mesi, e loro sono i fortunati, quelli che alla carneficina delle trincee sono riusciti a sopravvivere) hanno, apparentemente, un solo desiderio: godere, in una immediatezza senza domani, ignorando "il lato sordido" della vita, soffocando "la paura dell'ombra". Eppure, quasi sulla soglia del romanzo, uno dei protagonisti si pone una domanda: "Come avviene, nel matrimonio, il passaggio dall'amore all'amicizia? Quando si smette di tormentarsi a vicenda e si comincia finalmente a volersi bene?", che ne costituirà il filo conduttore. Con mano ferma, e con uno sguardo ironicamente compassionevole, Irène Némirovsky accompagna i suoi giovani personaggi, attraverso le intermittenze e le devastazioni della passione, fino alla quieta, un po' ottusa sicurezza dell'amore coniugale. 


martedì 2 agosto 2011

"Ragazzi di vita", Pierpaolo Pasolini - 28 luglio 2011

E' stata una serata spumeggiante, quella del 28 luglio! Sarà stata la festa di compleanno con tutto il gruppo di lettura di un nostro adepto della prima ora (Luca), sarà stato il libro... chissà! Sta di fatto che anche questa volta ce la siamo passata proprio bene, anche perchè il gruppo aumenta sempre di più di incontro in incontro.

"Ragazzi di vita" non è stata per niente una lettura facile. Si tratta di uno dei primi romanzi di Pasolini, nel quale l'autore racconta, o forse sarebbe meglio dire descrive, la vita dei ragazzi di borgata, nella Roma dell'immediato dopoguerra, attanagliata dalla povertà. Dico "descrive" perchè la prima cosa che abbiamo notato è che l'autore mantiene sempre un certo distacco dai personaggi raccontati, come se fosse un documentario, piuttosto che un romanzo. I protagonisti - un gruppo di ragazzi del sottoproletariato romano - sembrano non avere uno spessore psicologico; a ben vedere le loro vicissitudini potrebbero essere "interscambiabili", nulla viene fatto trapelare dall'autore riguardo ai loro pensieri e ai loro sentimenti, nè tantomeno si può ravvisare un percorso di evoluzione (tranne che per Riccetto, che per la fine del romanzo avrà acquisito un cinismo che non aveva quand'era ragazzino). I personaggi galleggiano sospesi in un'esistenza miserabile, senza prospettive per il futuro che non siano i programmi su come passare la serata, o come riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena. Abbiamo discusso parecchio su questa mancanza di profondità dei personaggi, e siamo giunti alla conclusione che forse si tratta di una cosa voluta dall'autore: questi ragazzi vivono alla giornata, non ambiscono realmente ad una vita migliore - se non quando ammirano, invidiosi, le auto di lusso sulle quali viaggiano belle ragazze - sanno che ammazzarsi di lavoro non li porterebbe a vivere meglio, e non concepiscono nemmeno la possibilità di evolvere, di migliorare; forse Pasolini li vede proprio così come ce li presenta: ragazzi nella miseria più nera, non solo materiale, ma anche spirituale.
Il romanzo ci presenta poi chiaramente la situazione di una metropoli nascente, subito dopo la guerra e in pieno sviluppo demografico: le borgate stanno per essere inghiottite dalla città, le speculazioni edilizie stanno trasformando il volto di quella che fino a pochi anni prima era aperta campagna, e la gente si muove verso la città in cerca di fortuna, trovando però il più delle volte la miseria. Ci raccontava la nostra new entry romana-de-roma che gli emigrati, che non avevano idea di come fosse la vita in un condominio, per sopravvivere coltivavano le patate nella vasca da bagno...
Certo, il lettore che si avvicina a "Ragazzi di vita" senza una preparazione adeguata su Pasolini (come noi) si trova un po' spiazzato; intanto, ci si imbatte nella difficoltà di localizzare l'azione: l'autore accenna appena ai luoghi, che vengono descritti solo a sommi capi, come se il lettore dovesse capire al volo di cosa si sta parlando: in realtà, il romanzo - che è del 1955 - racconta di un mondo che di fatto non esiste più... "lì dove c'era l'erba, ora c'è una città" come cantava il mitico Adriano; e poi i dialoghi sono tutti in romanesco, e la cosa risulta impegnativa per un parlante non nativo, anche se la televisione l'ha da sempre largamente utilizzato, specialmente nei film. Vale la pena spendere due parole sull'uso del romanesco da parte di Pasolini, che invece era friulano. A parte la bravura dell'autore, che scrive di fatto in una lingua che non è la sua, la scelta della parlata è funzionale al romanzo ed è interessante notare che già Verga aveva deciso di scrivere nella lingua parlata dai suoi personaggi, per rendere più vere le situazioni descritte. Anche la narrazione è impersonale e distaccata: d'altraparte, sono gli anni del Neorealismo, e il fine ultimo dell'autore è quello di denunciare il disagio del popolo e il degrado della classe borghese. A riprova di ciò abbiamo il Riccetto, che finchè viveva da piccolo delinquente era capace di slanci di entusiasmo e altruismo (come quando si getta nel fiume per salvare una rondine che sta affogando), ma che diventa cinico dopo gli anni passati in galera e dopo essersi "conformato" alla classe borghese, pur non facendone parte: infatti, lascerà annegare il povero Genesio sotto allo stesso ponte dell'Aniene dove anni addietro aveva rischiato la vita per salvare una rondine.

Per quanto mi riguarda, la cosa che più mi ha lasciato sconcertata è lo stato di profonda miseria in cui si dibatte la gente: non c'è traccia di quell'entusiasmo per la fine della guerra e di quella fiducia nel futuro che spesso ci viene mostrata come caratteristica di quegli anni (tutto sommato, la Dolce vita di Fellini è del 1960, appena 5 anni dopo la pubblicazione del romanzo di Pasolini), ed è sconvolgente il degrado ambientale. Non si tratta solo delle macerie da sgomberare, piuttosto dell'inquinamento e della sporcizia che a me sono sembrati tipici di una grande metropoli che attira a sè masse di disperati, come in una favelas. Se questo era l'obiettivo dell'autore (la denuncia delle condizioni del popolo), con me ha fatto centro!

Archiviata la discussione su Pasolini ci siamo buttati a capofitto nella scelta del prossimo libro. Dopo un'ardua votazione, abbiamo scelto "Due" di Irène Némirovsky. Mi sa che la prossima volta ne vedremo delle belle...

Quindi, anche in considerazione delle vacanze, il prossimo incontro è fissato per il

15 settembre ore 21:00
L'Altro Fragile
Dolo

Due
Irène Némirovsky

Una buona estate a tutti!