giovedì 21 aprile 2011

"Molto forte, incredibilmente vicino", Jonathan Safran Foer

... ed infine venne il terzo incontro, il primo senza pioggia!

Il libro che abbiamo letto si è rivelato molto interessante e ricco di spunti su cui riflettere. Superata l'iniziale diffidenza verso una scrittura non propriamente lineare, abbiamo tutti apprezzato questo terzo romanzo di Jonathan Safran Foer (tranne Dany, che preferisce scritture più fluide, ma che comunque riconosce la profondità degli argomenti trattati). Siamo tutti d'accordo nel dire che Oskar è un bambino un po' speciale, con una passione per la scienza e una mente dai pensieri molto, molto arzigogolati; ma è anche un piccolo traumatizzato dalla morte del padre, tormentato dal non sapere "con esattezza" come è morto. Affronta la grande città, apparentemente solo, per riuscire a lenire il proprio dolore, e trovare la serratura della famosa chiave trovata in un vaso nella camera di suo padre, per riuscire in qualche modo ad essergli vicino anche dopo la morte. Un modo per non lasciarlo andare definitivamente, per aggrapparsi alla figura del proprio papà. Sembra solo, Oskar, ma non lo è: in realtà, tutta la famiglia appoggia questa sua impresa, dalla mamma che sa perfettamente come occupa i fine settimana il proprio bambino, e anticipa a tutti i Black di New York la visita di Oskar, al nonno ritrovato, che segue segretamente un nipote che ancora non lo conosce. Una famiglia alla ricerca di una serratura, forse non solo per consentire a Oskar di superare il proprio dolore, ma anche per mettere la parola fine ad un altro dolore familiare, un dolore che parte da molto lontano, addirittura dal bombardamento di Dresda durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo avvenimento, infatti,  ha segnato profondamente la vita della nonna e del nonno paterno di Oskar: entrambi hanno perso la persona più cara che avessero, Anna (sorella della nonna e prima fidanzata del nonno) e forse non è da escludere che la loro unione derivi proprio da questo trauma, un modo per sopravvivere alla distruzione. Forse la parola fine al dolore che ha contrassegnato la vita dei nonni di Oskar viene posta proprio dal nipote, orfano a causa di un attacco terroristico. Le analogie tra Oskar e il nonno, a pensarci bene, sono parecchie: entrambi hanno perso una persona cara in un evento traumatico, entrambi dopo questo trauma hanno iniziato a scrivere lettere: ma il nipote sembra avere una marcia in più: il suo carattere lo porta a chiudersi in sè stesso, ma non a tagliare i ponti con la realtà, e la ricerca della chiave gli dà una buona ragione per rimanere ancorato alla vita; anche lui inizia a scrivere lettere, ma a differenza del nonno le sue lettere partono, e ricevono anche inaspettate e incoraggianti risposte!
Alla fine Oskar, nonostante la ricerca della chiave non lo abbia condotto a niente, riesce a lasciarsi andare e a lasciarsi alle spalle - ma non a dimenticare! - la figura paterna, superando in qualche modo il trauma per abbracciare la vita. Un finale bello tosto, che ci ha indubbiamente lasciato... "le scarpe pesanti"!


Per il prossimo incontro abbiamo deciso di leggere

"LA CUSTODE DI MIA SORELLA" (Jody Picault)

L'incontro è fissato per mercoledì 18 maggio.

lunedì 18 aprile 2011

"Molto forte, incredibilmente vicino", Jonathan Safran Foer

Mi pare di capire che praticamente tutti hanno finito il libro. Ottimo!

Si è rivelato molto più complesso di quanto avevo pensato all'inizio. Quando ho finito, sono andata a rileggermi i primi due capitoli, e ho capito diverse cose che inizialmente mi erano sfuggite. Intanto ora mi è molto più chiaro il fatto che Oskar è un bambino profondamente traumatizzato, sia dalla perdita del padre che dall'evento in sè. A parte il fatto che si fa dei lividi quando si trova in situazioni di imbarazzo/difficoltà, ma anche la sua ostinazione a vestirsi sembre di bianco, oppure il fatto che la notte non riesce a dormire perchè il suo cervello fa continuamente "invenzioni", fa capire chiaramente che il bambino ha bisogno di un aiuto psicologico; e infatti fa visite periodiche da un medico che però non apprezza particolarmente... Inizialmente mi sembrava solo un tipetto stravagante, il classico bambino pedante e rompiscatole, e invece alla fine mi ha fatto una gran tenerezza.

Poi mi ha colpito il fatto che apparentemente sembra essere un bambino molto solo (non va a scuola e si aggira per la città da solo, o in compagnia di un anziano che di fatto non conosce, per suonare il campanello a perfetti sconosciuti), e invece non è solo per niente! Anzi, praticamente tutta la famiglia lo incoraggia e lo segue in questa sua ricerca, senza farglielo pesare, come se la ricerca di Oskar fosse un modo per mettere la parola fine a un dolore che parte da molto lontano, dalla Germania della Seconda Guerra Mondiale.
L'ho trovato molto bello. Senza contare che questo viaggio di Oskar, nato dall'esigenza di lenire un dolore, porta sollievo al dolore di altri.

E cosa ne pensate del fatto che, dopo la morte del padre, Oskar dice di aver sentito il bisogno di scrivere lettere? Come lo mettiamo in relazione col fatto che il nonno scriveva lettere al figlio che poi non gli spediva, oppure spediva buste vuote alla moglie? Oskar, a differenza del nonno, non solo scrive lettere, ma riceve anche inaspettate risposte!

Infine, cosa ne pensate del rapporto tra Thomas Schell/nonno e la nonna (che non viene mai chiamata per nome!): il loro era amore vero, o solo l'unione di due persone che cercano di superare un grosso trauma (il bombardamento di Dresda), nel ricordo dell'unica cosa che sembrano avere in comune, ovvero Anna?

Insomma, ne avremo da discutere! Intanto segnalo alcuni libri proposti da Dany per il prossimo mese:

IL SOFFIO DELL'ANIMA (Lippi Bruni Valentina); 
STORIA DI NEVE (Mauro Corona); 
DONNE CHE CORRONO CON I LUPI (Clarissa Pinkola Estes);  
LA CUSTODE DI MIA SORELLA  (Jody Picault)

 
A mercoledì!
Silvia 

giovedì 7 aprile 2011

Il nuovo incontro è alle porte...

... un po' come la primavera. Anzi, la primavera è già bella che arrivata!

Allora, come procedono le letture? Vi piace questo libro? A me piace, anche se, come discutevo ieri con la Dany, non è proprio facilissimo da leggere. Soprattutto a volte non è chiaro chi è la voce narrante, se si tratta della nonna di Oskar che racconta al nipote la sua storia, o del nonno che non ha mai conosciuto. Ma che fine avrà fatto 'sto nonno!? E cosa ve ne sembra della scelta grafica? Io avrei qualcosa da ridire, però aspetto la serata del 20 Aprile, così ne parliamo assieme.

In ogni caso, a me Oskar sta simpatico, anche se non deve essere facile avere un figlio così... strambetto!


Silvia