lunedì 17 febbraio 2014

"Cuore di pietra", Sebastiano Vassalli - discussione del dicembre 2013


Ciao a tutti!

La lettura di questo romanzo di Vassalli ci ha un po' deluso: venivamo tutti da letture entusiasmanti di questo autore, e invece "Cuore di pietra" non ci ha per niente soddisfatti. Sarà anche questo il motivo per cui praticamente nessuno ha terminato la lettura, tranne il nostro prode Carlo-Alessio (se non ricordo male...).

Il romanzo si propone di trattare la storia d'Italia, dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri, attraverso le vicende di una casa e dei suoi abitanti. L'idea è piuttosto intrigante, ed è per questo che lo avevamo scelto. Alla resa dei conti però, qualcosa non ha funzionato.

Infatti, a parte la narrazione puntuale di interessanti eventi storici più o meno sconosciuti al lettore (per lo meno, a noi!), il romanzo procede in modo piuttosto pesante, e la lettura è resa difficoltosa sia dalla quantità dei personaggi, sia dalla strategia adottata dall'autore, che li tratta uno alla volta in un modo impersonale, non suscitando nel lettore né simpatia né antipatia, come fa notare Alicia. Anche nel romanzo di Stefansson ("Luce d'estate, ed è subito notte"), ci sembra che la tecnica sia più o meno la stessa, ma in questo caso la narrazione è talmente suggestiva e coinvolgente, che il personaggio acquista una sua personalità, e rimane in mente al lettore anche se la narrazione lo mette da parte per qualche decina di pagine. In "Cuore di pietra" il lettore non riesce mai a entrare nel vivo della narrazione, e a sentirsi coinvolto dalla storia. Anche l'espediente della casa come mezzo per raccontare gli eventi della storia d'Italia non ci sembra particolarmente riuscito: prima di tutto, perché l'autore si concentra piuttosto sugli abitanti della casa, mentre questa resta sempre un po' in ombra, e in secondo luogo perché anche la Storia in senso più ampio rimane in secondo piano. Il risultato è che l'autore, secondo il nostro parere, finisce col mancare l'obiettivo sia della storia della casa, che della storia d'Italia, lasciando il lettore con una lettura faticosa e poco coinvolgente.

Anche la fatidica domanda, "qual è il senso del romanzo", rimane senza una risposta precisa. Fabio, infatti, fa notare come anche "Il gattopardo" sia un romanzo storico, ma alla fine il messaggio è chiaro: "tutto cambia perché nulla cambi". Non siamo riusciti a individuare il messaggio del romanzo di Vassalli.

Insomma, il romanzo non ci è piaciuto particolarmente, e anche la voce del narratore fuori campo e onnisciente ci è risultata essere, a volte, un po' irritante...

alla fine ci siamo tuffati nel tè e nel vassoio dei pasticcini della Dani ;)







Al prossimo post, con "Sulla strada"!