martedì 15 aprile 2014

Novità di primavera!

Da qualche mese serpeggiava l'idea di dare una "svecchiata" alla modalità di scelta dei romanzi da leggere. Se ne accennava tra una tazza di tè e un biscotto, oppure a mezza voce al buio sotto agli oleandri del parcheggio davanti alla nostra sala. Sono state fatte varie proposte, più o meno bislacche (le mie, soprattutto), ma dopo alcuni mesi di gestazione siamo finalmente giunti a una conclusione.

Variamo quindi ufficialmente la nuova modalità di scelta dei romanzi, su base
geografica! Ogni volta sceglieremo una nazione, e sulla base di questa scelta verranno calibrati i romanzi proposti, che dovranno essere:
- di un autore di quella particolare nazionalità, oppure;
- essere ambientati in quel determinato stato.

A partire dal prossimo incontro del 07 MAGGIO farà quindi il suo ingresso la nostra nuovissima cartina geografica, che verrà colorata di volta in volta in base alla nazione scelta.


Dopo circa mezz'ora di discussione, abbiamo deciso di partire con l'IRLANDA. Quindi datevi da fare, e tirate fuori dal cappello proposte di romanzi con autori irlandesi (ce ne sono di insospettabili!), oppure con ambientazione irlandese. Il documento condiviso dove scrivere proposte e trame è sempre lo stesso.

Buon divertimento, e a presto!

ps: ovviamente, partiamo con l'Europa, ma andremo alla conquista del mondo!





"Daisy Miller", Henry James - discussione del 5 marzo 2014

Eccoci con "Daisy Miller" di Henry James, lettura suggerita dal romanzo del mese precedente, "Leggere Lolita a Teheran". È una lettura breve, e apparentemente "fila via liscia", ma a ben vedere ci sono diverse considerazioni da fare.

L'autore racconta l'incontro di Frederick Winterbourne con la giovane Annie "Daisy" Miller, una ragazza americana in viaggio in Europa con la madre, una signora un po' svanita, il fratello minore e un attendente che i Miller trattano con grande confidenza. Daisy e Frederick si conoscono a Vevey, in Svizzera, dove lui è ospite di una zia, la signora Costello. Da subito salta all'occhio l'atteggiamento piuttosto libero di Daisy, che invita Frederick ad accompagnarla da solo nella visita a un castello. In effetti, i Miller non godono di una buona reputazione nel piccolo villaggio di Vevey: il figlio minore scorrazza libero per il paese fino a tarda ora, la signora Miller, che viaggia senza il marito, sembra non trattare l'attendente con le dovute distanze, e la ragazza in età da marito si comporta in un modo piuttosto disinibito, tanto da suscitare lo scandalo delle signore della buona società. Si tratta di anticonformismo consapevole, o la ragazza è solo un po' selvaggia? Le ragazze americane sono davvero così, oppure si tratta di un caso particolare?

Tutto il romanzo è imperniato su questa contrapposizione, e infatti lo scopo dell'autore è quello di rappresentare l'atteggiamento di una giovane ragazza americana, desiderosa di fare nuove conoscenze senza necessariamente arrivare a impegnarsi, ma soprattutto quello di mettere in scena gli stereotipi e i pregiudizi degli europei nei confronti degli americani, e viceversa.

La nostra discussione si è concentrata sulla figura di Daisy: personalmente, mi è sembrata la classica ragazza abbandonata a se stessa, in un paese straniero senza la guida dei genitori, e incapace di adattarsi alle usanze del luogo, attirandosi le maldicenze della gente. Devo essere sincera, mi ha fatto un po' pena, specie perché sembra che Frederick sia attirato da lei più per la sua stravaganza che per le sue qualità, come se fosse quasi un'attrazione da circo, piuttosto che una reale possibile fidanzata.
Secondo Giuliana, invece, Daisy è una vera e propria protofemminista che non accetta le regole, e piuttosto di piegarsi si scontra con la società europea, bigotta e conservatrice. Da questo punto di vista, anche il rapporto con Frederick è ribaltato: il giovane, infatti, durante tutto il romanzo viene continuamente attirato e allo stesso tempo respinto, perché Daisy avrebbe capito che Frederick in realtà non la accetta fino in fondo così com'è. Probabilmente anche il ruolo di Giovannelli (il classico don giovanni italiano, piacione e con una vita non proprio limpida) rientra in questo gioco di attrazione e repulsione, nella speranza, forse di ingelosire Frederick e spingerlo a prendere una decisione. Purtroppo però, le cose non andranno come ci si aspetta.
Si tratta di un'opera che, all'epoca della pubblicazione, aveva riscosso molto successo e aveva scatenato anche molte critiche, tanto che il nome Daisy Miller era diventato un modo per indicare una persona frivola.

Ben lontano dall'essere un'opera frivola o leggera, il romanzo pone invece molte domande sul rapporto che si instaura tra immigrati e "residenti", e sui pregiudizi che, come dei muri, impediscono alle persone di parlarsi e, in definitiva, di capirsi e accettarsi.

Per concludere, una curiosità: secondo wikipedia anche i nomi dei due protagonisti sarebbero simbolici. Daisy è il nome di un fiore, e rimanda alla primavera, che però soccombe di fronte all'inverno, rappresentato dal cognome di Frederick, Winterbourne.


lunedì 14 aprile 2014

"Leggere Lolita a Teheran", Azar Nafisi - discussione del 5 febbraio 2014

Ciao a tutti!

Riportare la discussione di questo romanzo di Azar Nafisi non sarà facile, visto che ne abbiamo parlato in pizzeria. tra l'altro divertendoci parecchio... :)

Il romanzo di Afisi in linea generale ci è piaciuto, anche se la mancanza del sottotitolo in italiano trae senz'altro in inganno: non si tratta infatti di un romanzo, ma di un memoir, una specie di diario con cui l'autrice riporta i propri ricordi dell'epoca in cui lavorava come docente di letteratura inglese a Teheran.

Diciamo che in linea generale ci è piaciuto, anche se in realtà, discutendo, sono emerse diverse riserve.

Innanzitutto abbiamo notato tutti un calo di tensione quando l'autrice parla degli eventi passati, e la spiegazione puntuale dei romanzi affrontati durante il seminario privato a casa Nafisi può risultare un po' pesante, specie se non li si conosce. A volte sembrava davvero di leggere gli appunti di una lezione universitaria. Il racconto tocca molte tematiche che a volte rimangono solo abbozzate: vengono gettati tanti semi, e se da una parte questo funge senz'altro da spinta per il lettore che vuole approfondire l'argomento, dall'altra rimane l'impressione di vedersi passare davanti un treno con tanti vagoni, senza riuscire in realtà a sbirciare in modo soddisfacente dentro a nessuno di questi; inoltre, la voce narrante (la giovane professoressa) secondo molti di noi a volte risulta un po' snob. Infine, è singolare il fatto che, nonostante i fatti narrati si svolgano durante gli anni della rivoluzione, gli eventi "esterni" rimangano sempre un po' sfocati, tanto da non rendere chiaro il susseguirsi degli eventi. A pensarci bene, però, forse si tratta di un effetto voluto: è ipotizzabile che l'intento dell'autrice non sia quello di riportare per filo e per segno gli eventi politici e sociali che in quel periodo hanno sconvolto l'Iran, ma piuttosto quello di raccontare la vita privata delle ragazze che frequentavano il seminario in casa della professoressa. Infatti, è interessante notare come i piccoli eventi che hanno luogo nel salotto di casa Nafisi abbiano i contorni così netti e precisi, e siano in un certo senso in contrapposizione con la confusione che invece regna sovrana nei luoghi pubblici. Probabilmente la vita a Teheran era proprio così. Forse lo è anche oggi.

Siamo tutti d'accordo nel dire che per le ragazze la lettura dei romanzi, più che un approfondimento della letteratura inglese, è una vera e propria evasione da un quotidiano opprimente, e in alcuni casi anche un trampolino di lancio verso una nuova vita all'estero.

In ogni caso, "Leggere Lolita a Teheran" ha lanciato un semino anche nel nostro gruppo di lettura, e noi l'abbiamo colto al volo... per l'incontro di febbraio abbiamo scelto "Daisy Miller", di Henry James.

A presto!