martedì 15 aprile 2014

"Daisy Miller", Henry James - discussione del 5 marzo 2014

Eccoci con "Daisy Miller" di Henry James, lettura suggerita dal romanzo del mese precedente, "Leggere Lolita a Teheran". È una lettura breve, e apparentemente "fila via liscia", ma a ben vedere ci sono diverse considerazioni da fare.

L'autore racconta l'incontro di Frederick Winterbourne con la giovane Annie "Daisy" Miller, una ragazza americana in viaggio in Europa con la madre, una signora un po' svanita, il fratello minore e un attendente che i Miller trattano con grande confidenza. Daisy e Frederick si conoscono a Vevey, in Svizzera, dove lui è ospite di una zia, la signora Costello. Da subito salta all'occhio l'atteggiamento piuttosto libero di Daisy, che invita Frederick ad accompagnarla da solo nella visita a un castello. In effetti, i Miller non godono di una buona reputazione nel piccolo villaggio di Vevey: il figlio minore scorrazza libero per il paese fino a tarda ora, la signora Miller, che viaggia senza il marito, sembra non trattare l'attendente con le dovute distanze, e la ragazza in età da marito si comporta in un modo piuttosto disinibito, tanto da suscitare lo scandalo delle signore della buona società. Si tratta di anticonformismo consapevole, o la ragazza è solo un po' selvaggia? Le ragazze americane sono davvero così, oppure si tratta di un caso particolare?

Tutto il romanzo è imperniato su questa contrapposizione, e infatti lo scopo dell'autore è quello di rappresentare l'atteggiamento di una giovane ragazza americana, desiderosa di fare nuove conoscenze senza necessariamente arrivare a impegnarsi, ma soprattutto quello di mettere in scena gli stereotipi e i pregiudizi degli europei nei confronti degli americani, e viceversa.

La nostra discussione si è concentrata sulla figura di Daisy: personalmente, mi è sembrata la classica ragazza abbandonata a se stessa, in un paese straniero senza la guida dei genitori, e incapace di adattarsi alle usanze del luogo, attirandosi le maldicenze della gente. Devo essere sincera, mi ha fatto un po' pena, specie perché sembra che Frederick sia attirato da lei più per la sua stravaganza che per le sue qualità, come se fosse quasi un'attrazione da circo, piuttosto che una reale possibile fidanzata.
Secondo Giuliana, invece, Daisy è una vera e propria protofemminista che non accetta le regole, e piuttosto di piegarsi si scontra con la società europea, bigotta e conservatrice. Da questo punto di vista, anche il rapporto con Frederick è ribaltato: il giovane, infatti, durante tutto il romanzo viene continuamente attirato e allo stesso tempo respinto, perché Daisy avrebbe capito che Frederick in realtà non la accetta fino in fondo così com'è. Probabilmente anche il ruolo di Giovannelli (il classico don giovanni italiano, piacione e con una vita non proprio limpida) rientra in questo gioco di attrazione e repulsione, nella speranza, forse di ingelosire Frederick e spingerlo a prendere una decisione. Purtroppo però, le cose non andranno come ci si aspetta.
Si tratta di un'opera che, all'epoca della pubblicazione, aveva riscosso molto successo e aveva scatenato anche molte critiche, tanto che il nome Daisy Miller era diventato un modo per indicare una persona frivola.

Ben lontano dall'essere un'opera frivola o leggera, il romanzo pone invece molte domande sul rapporto che si instaura tra immigrati e "residenti", e sui pregiudizi che, come dei muri, impediscono alle persone di parlarsi e, in definitiva, di capirsi e accettarsi.

Per concludere, una curiosità: secondo wikipedia anche i nomi dei due protagonisti sarebbero simbolici. Daisy è il nome di un fiore, e rimanda alla primavera, che però soccombe di fronte all'inverno, rappresentato dal cognome di Frederick, Winterbourne.


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