giovedì 4 ottobre 2012

"La casa del sonno", Jonathan Coe - discussione del 03 Ottobre 2012



Cari tutti,

intanto grazie per la bella serata! E' stato il gruppo più numeroso da quando è partito il Colibrì (15 persone!) e siamo davvero entusiasti. Un grazie a Monica e Loris, che senza saperlo hanno portato razione doppia di cibarie per il dopo-discussione,  e un saluto di benvenuto ai nostri nuovi "adepti" Marzia, Marta, Alessio, Eloisa, Fabio, Fabiana, Loris, Giuliana e Michele: speriamo che vi siate trovati bene e di rivedervi ai prossimi incontri!

Il romanzo che abbiamo discusso ieri sera era, come da programma, La casa del sonno di Jonathan Coe. Siamo tutti abbastanza d'accordo nel dire che le prime 50 pagine non sono proprio leggerissime, e qualcuno di noi ha desistito dalla lettura. Una volta superato lo scoglio iniziale, però, il libro si rivela semplicemente geniale, come ci illustra molto chiaramente Lara, che l'aveva proposto.

La genialità del romanzo sta nella sua struttura: per cominciare, è suddiviso in capitoli che prendono il nome dalle varie fasi del sonno, e nello specifico i capitoli pari sono dedicati agli eventi del passato, mentre quelli dispari al presente. Narra le vicende di un gruppo di studenti iscritti all'università di Ashdown, una cittadina sul mare del sud dell'Inghilterra, tutti residenti in uno studentato che 12 anni più tardi diventerà una clinica per lo studio dei disturbi del sonno. Ed è proprio il tema del sonno che entra nella narrazione in mille modi diversi: infatti, ogni componente di questo gruppo ha un rapporto particolare con il sonno, e tutti torneranno in qualche modo ad incrociare le proprie esistenze nel vecchio studentato trasformato in clinica. Abbiamo trovato davvero singolare il continuo "avanti e indietro" dal presente al passato che fa l'autore, e lascia davvero ammirati la sua capacità di intersecare le vicende del passato con quelle del presente senza mai far perdere il filo al lettore che rimane letteralmente "invischiato" nella lettura, rendendosi conto che il presente si spiega attraverso il passato e viceversa, e che alla fine "tutto torna", ogni singolo elemento trova la sua giusta collocazione. Abbiamo trovato davvero stupefacente la capacità di questo scrittore di tenere in piedi una storia così complessa, con continui rimandi al passato e al presente senza nemmeno mai interrompere il flusso della narrazione, che passa da un capitolo all'altro senza interruzioni (nemmeno di punteggiatura), aumentando così l'effetto "vicinanza", di interdipendenza del presente col passato, e viceversa: come la trama e l'ordito di un unico pezzo di stoffa. 
Una nota "negativa" per quanto riguarda la narrazione è proposta da Marzia, che ha trovato alcuni passaggi troppo verbosi, in particolar modo quelli dedicati a Terry (siamo però d'accordo nel pensare che probabilmente si tratta di un effetto voluto: Terry è un vero maniaco del cinema d'essay, che occupa le giornate davanti ad un film o dormendo, disprezza il cinema americano - e gli americani in genere - mentre sembra avere una passione per il neorealismo italiano, e in particolar modo per il regista Salvatore Ortese e per il suo film perduto "Sergente cesso" - entrambi invenzioni di Coe).

Dentro a questa struttura si collocano varie tematiche: oltre al rapporto che ogni singolo personaggio ha con il sonno, troviamo una storia d'amore a dir poco singolare e dagli sviluppi imprevedibili, lo stato transitorio della la vita studentesca, il femminismo di Veronica, la passione per la cinematografia di Terry (e probabilmente anche dell'autore), la personalità decisamente disturbata di Gregory, alcune scene davvero esilaranti (come il gruppo di psicologi che alla sera, dopo il convegno, si ritrovano in camera di uno di loro e discutono dei loro casi più interessanti come fanno gli adolescenti con i loro problemi sentimentali) e, infine, la narcolessia di Sarah.

Proprio attorno a Sarah ruota tutta la narrazione: la ragazza, che dopo aver lasciato Gregory si fidanza con Veronica, e che poi farà innamorare Robert, soffre di una forma di narcolessia che le causa svariati disturbi, tra i quali anche l'incapacità di distinguere i propri sogni da ciò che è reale. Il problema di Sarah la rende di fatto una mina vagante, perché i suoi sogni scambiati per eventi reali finiscono per influenzare il corso degli eventi, dando al romanzo delle svolte davvero inaspettate.
Sull'osservazione che tutto ruota attorno a Sarah, Giuliana dà una sua interpretazione di tutto il romanzo: secondo lei, non si tratta di eventi reali, ma sarebbe tutto un delirio di Sarah, che mischia sogno e realtà. E' un'interpretazione interessante, che potrebbe essere supportata da alcuni piccoli dettagli che l'autore "sparge"  nel romanzo, in particolare l'inquietante analogia con cui vengono descritti i suicidi di Veronica e di Robert. Secondo Lara invece, questi dettagli sono da considerare come degli scherzetti che l'autore fa al suo lettore, e sono da inserire nella perfetta struttura del romanzo, come se fossero una rima o una cosa poetica.

Di certo, se avessimo letto il libro un po' prima e avessimo saputo che Jonathan Coe era a Pordenonelegge, avremmo potuto fare queste domande direttamente all'autore!

Sempre Michele fa notare l’atmosfera cupa che aleggia su tutto il romanzo: anche le scene ambientate durante il giorno sono come senza luce. Ci spieghiamo questa caratteristica, notata anche da altri, col fatto che il fil rouge di tutto il libro sono il sonno e i disturbi ad esso correlati. In ogni caso Eloisa ha trovato questa peculiarità anche in altri romanzi di Coe.

Altra nota negativa per quanto riguarda la narrazione viene evidenziata da Michele, che ha trovato il finale troppo veloce, dando quasi l’impressione che l’autore volesse chiudere il romanzo al più presto possibile; lo stesso pensiero aveva sfiorato anche Marta, che avrebbe anche preferito che la vicenda di Cleo/Robert fosse stato gestito in modo diverso, ritardando un po’ il colpo di scena. Lara fa però notare che anche questa accelerazione degli eventi probabilmente è voluto: una chiusura veloce ti costringe a pensare di più alla storia e anche eventualmente a rileggerne alcune parti.

Nell’ultimo capitolo quindi, il lettore è preso dal vortice degli eventi in accelerazione fino ad arrivare al finale col botto, anzi… con tre botti! Così ci sono sembrati infatti gli ultimi due paragrafi, ovvero quello scritto dalla madre di Terry e la trascrizione da parte di Lorna del sonniloquio di Ruby.

Dopo una discussione del genere, una merenda ci stava, diciamolo!

Passiamo ora al prossimo romanzo che abbiamo scelto per il prossimo incontro, ovvero:


che ha sbaragliato il Torero di Sepùlveda.

Ecco cosa ne dice goodreads.com: "ci viene qui restituito, in tutta la sua ambigua attrazione e vitalità, un personaggio nato già immortale, il terribile pirata con una gamba sola dell’Isola del Tesoro, che ricompare intento a scrivere le sue memorie, e insieme a lui l’universo piratesco, le tempeste, gli arrembaggi, le efferatezze dei pirati ma anche la loro sfida libertaria di ribelli contro il cinismo dei potenti. Riscopriamo così la capacità di sognare e di abbandonarci alla fantasia, grazie al trascinante racconto in cui si intrecciano sapientemente la suspense e l’avventura all’interno di un sottile gioco letterario che stimola la nostra complicità".


Buona lettura e arrivederci 
a mercoledì 7 Novembre, sempre ore 21.00, 
sempre in via Borromini 21 a Mira!