Cari tutti,
intanto grazie per
la bella serata! E' stato il gruppo più numeroso da quando è partito il Colibrì
(15 persone!) e siamo davvero entusiasti. Un grazie a Monica e Loris, che senza
saperlo hanno portato razione doppia di cibarie per il dopo-discussione,
e un saluto di benvenuto ai nostri nuovi "adepti" Marzia,
Marta, Alessio, Eloisa, Fabio, Fabiana, Loris, Giuliana e Michele: speriamo che
vi siate trovati bene e di rivedervi ai prossimi incontri!
Il romanzo che
abbiamo discusso ieri sera era, come da programma, La casa del sonno di Jonathan Coe. Siamo tutti
abbastanza d'accordo nel dire che le prime 50 pagine non sono proprio
leggerissime, e qualcuno di noi ha desistito dalla lettura. Una volta superato
lo scoglio iniziale, però, il libro si rivela semplicemente geniale, come ci illustra
molto chiaramente Lara, che l'aveva proposto.
La genialità del
romanzo sta nella sua struttura: per cominciare, è suddiviso in capitoli che
prendono il nome dalle varie fasi del sonno, e nello specifico i capitoli pari
sono dedicati agli eventi del passato, mentre quelli dispari al presente. Narra
le vicende di un gruppo di studenti iscritti all'università di Ashdown, una
cittadina sul mare del sud dell'Inghilterra, tutti residenti in uno studentato
che 12 anni più tardi diventerà una clinica per lo studio dei disturbi del
sonno. Ed è proprio il tema del sonno che entra nella narrazione in mille modi
diversi: infatti, ogni componente di questo gruppo ha un rapporto particolare
con il sonno, e tutti torneranno in qualche modo ad incrociare le proprie
esistenze nel vecchio studentato trasformato in clinica. Abbiamo trovato
davvero singolare il continuo "avanti e indietro" dal presente al
passato che fa l'autore, e lascia davvero ammirati la sua capacità di
intersecare le vicende del passato con quelle del presente senza mai far
perdere il filo al lettore che rimane letteralmente "invischiato"
nella lettura, rendendosi conto che il presente si spiega attraverso il passato
e viceversa, e che alla fine "tutto torna", ogni singolo elemento
trova la sua giusta collocazione. Abbiamo trovato davvero stupefacente la
capacità di questo scrittore di tenere in piedi una storia così complessa, con
continui rimandi al passato e al presente senza nemmeno mai interrompere il
flusso della narrazione, che passa da un capitolo all'altro senza interruzioni
(nemmeno di punteggiatura), aumentando così l'effetto "vicinanza", di
interdipendenza del presente col passato, e viceversa: come la trama e l'ordito
di un unico pezzo di stoffa.
Una nota
"negativa" per quanto riguarda la narrazione è proposta da Marzia,
che ha trovato alcuni passaggi troppo verbosi, in particolar modo quelli
dedicati a Terry (siamo però d'accordo nel pensare che probabilmente si tratta
di un effetto voluto: Terry è un vero maniaco del cinema d'essay, che occupa le
giornate davanti ad un film o dormendo, disprezza il cinema americano - e gli
americani in genere - mentre sembra avere una passione per il neorealismo
italiano, e in particolar modo per il regista Salvatore Ortese e per il suo
film perduto "Sergente cesso" - entrambi invenzioni di Coe).
Dentro a questa
struttura si collocano varie tematiche: oltre al rapporto che ogni singolo
personaggio ha con il sonno, troviamo una storia d'amore a dir poco singolare e
dagli sviluppi imprevedibili, lo stato transitorio della la vita studentesca,
il femminismo di Veronica, la passione per la cinematografia di Terry (e
probabilmente anche dell'autore), la personalità decisamente disturbata di
Gregory, alcune scene davvero esilaranti (come il gruppo di psicologi che alla
sera, dopo il convegno, si ritrovano in camera di uno di loro e discutono dei
loro casi più interessanti come fanno gli adolescenti con i loro problemi
sentimentali) e, infine, la narcolessia di Sarah.
Proprio attorno a
Sarah ruota tutta la narrazione: la ragazza, che dopo aver lasciato Gregory si
fidanza con Veronica, e che poi farà innamorare Robert, soffre di una forma di
narcolessia che le causa svariati disturbi, tra i quali anche l'incapacità di distinguere
i propri sogni da ciò che è reale. Il problema di Sarah la rende di fatto una
mina vagante, perché i suoi sogni scambiati per eventi reali finiscono per
influenzare il corso degli eventi, dando al romanzo delle svolte davvero
inaspettate.
Sull'osservazione
che tutto ruota attorno a Sarah, Giuliana dà una sua interpretazione di tutto
il romanzo: secondo lei, non si tratta di eventi reali, ma sarebbe tutto un
delirio di Sarah, che mischia sogno e realtà. E' un'interpretazione
interessante, che potrebbe essere supportata da alcuni piccoli dettagli che
l'autore "sparge" nel romanzo, in particolare l'inquietante
analogia con cui vengono descritti i suicidi di Veronica e di Robert. Secondo
Lara invece, questi dettagli sono da considerare come degli scherzetti che
l'autore fa al suo lettore, e sono da inserire nella perfetta struttura del
romanzo, come se fossero una rima o una cosa poetica.
Di certo, se
avessimo letto il libro un po' prima e avessimo saputo che Jonathan Coe era a
Pordenonelegge, avremmo potuto fare queste domande direttamente all'autore!
Sempre Michele fa notare l’atmosfera cupa
che aleggia su tutto il romanzo: anche le scene ambientate durante il giorno sono
come senza luce. Ci spieghiamo questa caratteristica, notata anche da altri,
col fatto che il fil rouge di tutto il libro sono il sonno e i disturbi ad esso
correlati. In ogni caso Eloisa ha trovato questa peculiarità anche in altri
romanzi di Coe.
Altra nota negativa per quanto riguarda la
narrazione viene evidenziata da Michele, che ha trovato il finale troppo
veloce, dando quasi l’impressione che l’autore volesse chiudere il romanzo al
più presto possibile; lo stesso pensiero aveva sfiorato anche Marta, che
avrebbe anche preferito che la vicenda di Cleo/Robert fosse stato gestito in
modo diverso, ritardando un po’ il colpo di scena. Lara fa però notare che
anche questa accelerazione degli eventi probabilmente è voluto: una chiusura
veloce ti costringe a pensare di più alla storia e anche eventualmente a
rileggerne alcune parti.
Nell’ultimo capitolo quindi, il lettore è
preso dal vortice degli eventi in accelerazione fino ad arrivare al finale col
botto, anzi… con tre botti! Così ci sono sembrati infatti gli ultimi due
paragrafi, ovvero quello scritto dalla madre di Terry e la trascrizione da
parte di Lorna del sonniloquio di Ruby.
Dopo una discussione del genere, una merenda ci stava, diciamolo!
Passiamo ora al prossimo romanzo che abbiamo scelto per il prossimo incontro, ovvero:
che ha sbaragliato il Torero di Sepùlveda.
Ecco cosa ne dice goodreads.com: "ci viene qui restituito, in tutta la sua ambigua
attrazione e vitalità, un personaggio nato già immortale, il terribile pirata
con una gamba sola dell’Isola del Tesoro, che ricompare intento a scrivere le
sue memorie, e insieme a lui l’universo piratesco, le tempeste, gli arrembaggi,
le efferatezze dei pirati ma anche la loro sfida libertaria di ribelli contro
il cinismo dei potenti. Riscopriamo così la capacità di sognare e di
abbandonarci alla fantasia, grazie al trascinante racconto in cui si
intrecciano sapientemente la suspense e l’avventura all’interno di un sottile
gioco letterario che stimola la nostra complicità".
Buona lettura e arrivederci
a mercoledì 7 Novembre, sempre ore 21.00,
sempre in via Borromini 21 a Mira!
grazie silvia, come al solito sei abilissima nel riportare con completezza e precisione il nostro ondivago disquisire. complimenti anche per la tua memoria prodigiosa (ho notato che prendi pochissimi appunti e poi invece qui nel blog trovo l'intera serata ricostruita perfettamente!).
RispondiEliminaa sottolineare la genialità del nostro coe, vi riporto questo breve stralcio da un'intervista che ho trovato in rete (e che se vi interessa potete trovare qui: http://www.wuz.it/archivio/cafeletterario.it/interviste/coe.html):
D: La trama del libro è complessa, piena di dettagli di cui si scopre il significato dopo molte pagine, piena di echi e rimandi e colpi di scena.
R: Molti pensano che io abbia, appesi alle pareti del mio studio, diagrammi precisissimi della trama. In realtà, per scrivere questo libro io ho vissuto per due anni in un delizioso stato di dormiveglia, in cui tutti i pezzi del puzzle si combinavano magicamente, come in un sogno. Poter vivere così, immersi in un universo parallelo, è uno dei privilegi di essere uno scrittore.
ci credete? mah!
mah... non so se esista davvero l'artista che scrive così semplicemente perché le cose vengono da sole. continuo a pensare che un romanzo sia frutto di un paziente lavoro di cesello.
RispondiEliminaps: mi piace "ondivago disquisire"!
Io non ho capito il finale della madre di Terry, ma è andato in coma? Che gli è successo?
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