giovedì 3 novembre 2011

"Teresa Batista stanca di guerra", Jorge Amado - discussione del 26 Ottobre 2011

Il romanzo di Jorge Amado "Teresa Batista stanca di guerra" è un'opera che non conosce le mezze misure: o si ama, o si odia. Di certo non lascia indifferenti. Con un grande romanzo popolare l'autore narra la vita di Teresa Batista, ragazza povera e bellissima, le cui gesta vengono riportate direttamente dalla gente che veramente l'ha conosciuta, o che è stata raggiunta dalla sua fama.
La narrazione di Amado non procede in ordine cronologico: Teresa viene introdotta quando questa, già adulta, tenta di sbarcare il lunario lavorando come ballerina in un cabaret di Aracajù. Per motivi che saranno chiari al lettore solo più avanti, la ragazza non può tollerare che una donna venga minacciata in sua presenza, e la sera del suo debutto al cabaret come sambista prende le difese di una ragazza offesa dando avvio ad una rissa quasi epica, durante la quale incontrerà l'amore della sua vita, il capitano di saveiro Januario Gereba. Ma si tratta di un amore che non potrà essere: Januario, infatti, è già sposato e deve tornare a casa, dove lo aspetta la moglie malata. Teresa, che era arrivata ad Aracajù con l'intento di costruirsi una vita tranquilla lontana dai turbamenti del cuore, sa che non ci sarà spazio per nessun altro al di fuori del capitano Gereba, e affronta le peripezie che la aspettano con l'incrollabile speranza di rivederlo.
A questo punto inizia la narrazione del passato di Teresa, che possa chiarire al lettore come mai questa ragazza è così sicura di sè e così intollerante nei confronti dei soprusi, soprattutto nei confronti delle donne; si viene quindi a sapere che era stata venduta ancora bambina ad un capitano, un sadico stupratore, che non le ha risparmiato alcun genere di violenza. Si tratta, per noi, del capitolo più ostico di tutto il romanzo, durante il quale vengono narrate con dovizia di particolari le violenze e gli abusi su Teresa perpetrati da questo pedofilo con l'hobby di "collezionare" vergini. La lunghezza del capitolo e la descrizione particolareggiata dell'incubo vissuto da Teresa e dalle altre bambine cadute nelle grinfie di questo delinquente può far pensare inizialmente ad un'esagerazione, come se l'autore volesse soddisfare una certa morbosità. In realtà, si tratta di un capitolo che urta profondamente la sensibilità del lettore, costretto ad immergersi nel periodo più sordido e squallido della vita di Teresa. A tutta questa violenza la ragazza reagisce chiudendosi in sè stessa: se non può sfuggire alla sorte, almeno non si renderà complice di quello che le sta accadendo. I tentativi dell'orco che la tiene prigioniera sono quindi inutili: la ragazza è sottomessa solo con il corpo, ma non con lo spirito. E infatti, si libererà del suo aguzzino in un modo piuttosto cruento; si tratta della prima morte che graverà sul cuore di Teresa.
La narrazione nel capitolo successivo ritorna al presente, e troviamo Teresa nel ruolo di mantenuta di un dottorino, catapultata nel bel mezzo di un'epidemia di vaiolo nero. Anche in questa circostanza la nostra protagonista si fa notare: mentre le istituzioni abbandonano il campo (il medico, l'infermiera, gli aiuti dalla città che non arrivano), Teresa e le altre donne del postribolo si dedicano alla cura degli ammalati, con pazienza e dedizione, senza avere nulla in cambio.
Segue il capitolo dedicato al periodo in cui Teresa ha vissuto, come mantenuta, al "servizio" del dottor Emiliano, un importante industriale della zona; sotto la sua protezione Teresa, che ha appena concluso l'esperienza in casa del capitano, fiorisce e diventa una donna elegante e raffinata. Sebbene circondata dagli agi e dalle attenzioni del dottore, anche in casa sua Teresa vive di fatto da schiava: è a disposizione di questo signore di mezz'età, che periodicamente la va a trovare e per il quale Teresa deve sempre essere disponibile, senza chiedere nulla in cambio. Il fatto che la ragazza sia, anche in questo caso, sottomessa al suo padrone è evidente quando questa viene costretta ad abortire un bambino che voleva fortemente; questa scelta, imposta dal dottore che non voleva figli illegittimi, peserà sul cuore di Teresa fino alla fine. Il dottore si renderà conto successivamente del male che ha causato alla sua ragazza, che è diventata lentamente non più soltanto una mantenuta, ma si è rivelata essere quell'amore vero che in famiglia Emiliano non ha mai vissuto. Infatti, il dottore alla fine cercherà di regolarizzare Teresa, in modo da garantirle un sostentamento anche dopo la sua morte, ma non farà in tempo: morirà quella stessa notte, a letto con Teresa. La ragazza, che decide di abbandonare la casa senza pretendere nulla dai parenti del defunto, porterà il peso anche di questa morte. Il capitolo dedicato al dottor Emiliano è il primo finalmente un po' meno angoscioso, interessante dal punto di vista narrativo con i suoi continui rimandi al passato e ritorni al presente, e avvia il lettore verso un la parte più leggera del romanzo, ovvero il capitolo che narra le vicende di Teresa a Bahia.
In quest'ultima parte del romanzo entrano in scena numerosi protagonisti secondari, delle macchiette che hanno lo scopo di rendere l'atmosfera popolana di Bahia, con la sua zona "perbene" e quella dedicata al meretricio, nel bel mezzo della città. Ma nella vita cittadina agiscono attivamente non solo persone in carne ed ossa, scendono in campo anche gli spiriti e le divinità pagane che spesso sono stati richiamati nel corso del romanzo, condizionando gli avvenimenti e contribuendo al successo di Teresa, alla guida della rivolta delle prostitute, il cosiddetto "sciopero del canestro".
In questo ultimo capitolo, come ci fa notare Lara, si trova la frase che chiarisce il senso del romanzo che, fino ad adesso, come quando si guarda un quadro impressionista da vicino, risulta confuso, quasi un'accozzaglia di avvenimenti che hanno come comune denominatore il sesso. Questa frase consente al lettore di dare uno sguardo d'insieme all'opera, che acquista finalmente un significato:

"[...] Teresa Batista assomiglia al popolo e a nessun altro: al popolo brasiliano così rassegnato, mai sconfitto. Che quando lo credono morto, risorge ancora dalla bara"

E' questa, la ragazza Teresa: una persona che viene violata, umiliata, privata della libertà, e che però trova sempre le risorse per rinascere, per guardare avanti e non lasciarsi andare. Siamo rimasti stupiti, durante la lettura di questo romanzo, del fatto che Teresa, nei 13 anni di vita che ci vengono narrati, non abbia mai trovato la forza di ribellarsi al suo destino di prostituta, sebbene abbia i mezzi per farlo: è istruita, sa leggere, scrivere e far di conto, ha lavorato come commessa e ha fatto la maestra ai bambini di strada, eppure ogni volta che si chiudeva un periodo della sua vita è sempre tornata al postribolo, come se non concepisse nessun'altra alternativa.
Noi crediamo che Amado con la figura di Teresa abbia voluto dare una descrizione, bellissima, del popolo brasiliano, e che addirittura ogni capitolo, ogni disgrazia vissuta da Teresa,
rispecchi una vicissitudine nella storia del Brasile. Teresa, esattamente come il popolo brasiliano, viene vessata e umiliata, ma non si arrende mai: sottomessa solo nel corpo, ma non nello spirito. Ci chiedevamo quindi se, ad esempio, il Brasile avesse vissuto una dittatura che spiegasse il capitolo del capitano: e infatti, come ci fa notare Daniela, la dittatura effettivamente c'è stata. Anche gli interventi che l'autore finge di aver raccolto direttamente da gente del popolo assumono, a questo punto, un significato preciso: descrivono Teresa come una figura quasi leggendaria, assegnandole appellativi come ad esempio "Teresa attaccabrighe", "Teresa passo morbido", "Teresa di Omolù" o "Teresa del Vaiolo Nero", proprio come avviene con le figure mitologiche, perchè Teresa, forse, non è una persona in carne ed ossa, ma è l'allegoria del popolo brasiliano.

Il romanzo si chiude con un finale particolare, che solo a prima vista può essere considerato sbrigativo. Teresa approda finalmente ad un porto sicuro, ma prima di aprire la porta che dà sulla sua nuova vita, viene guidata in una sorta di "rituale", molto particolare e simbolico, che la porta a liberarsi finalmente di tutti i pesi che le gravano suo cuore (l'uccisione di un uomo, la morte del suo bambino mai nato e del dottore) e finalmente si libera, liberando di conseguenza anche il lettore da tutte le brutture narrate nel romanzo, e consentendogli di provare un sollievo che poi rimane impresso nella memoria. A questo punto è lecito chiedersi se con questa chiusura Amado, che per tutto il romanzo non ha fatto altro che narrare le sorti del proprio paese, non voglia pronosticare e augurare al Brasile un futuro luminoso, dopo una storia travagliata, e l'approdo in un porto sicuro, libero finalmente dalle brutture del passato.

Se qualcuno avesse voglia di fare delle ricerche in proposito...

Insomma, questo libro è stato ostico, forse non avremo occasione (nè la voglia!) di rileggerlo, però ne è valsa la pena. Soprattutto, senza la discussione finale tutti assieme, probabilmente avremmo travisato quello che Amado voleva trasmettere al lettore.


Chiuso il capitolo "Teresa", abbiamo individuato il libro del prossimo incontro del 23 Novembre, ovvero:

Dance dance dance (Murakami Haruki).
È un giorno di marzo, al Dolphin Hotel di Sapporo, a.d. 1983. Alla radio suonano gli Human League. E poi Fleetwood Mac, Abba, Bee Gees ecc. Uno strano mondo, questo, dove tutto - o quasi - si può comprare. C'è un giornalista free lance che ha perso molte cose nella vita e ogni volta una parte di sé. Cammina controvento senza perdere lo slancio: forse, per mantenere la rotta, non gli interessa che lasciarsi andare alla deriva. C'è una ragazzina di tredici anni seduta da sola in bar. Ci sono una receptionist troppo nervosa, un attore dal fascino irresistibile, un poeta con un braccio solo; e un salotto a Honolulu dove sei scheletri guardano la TV. Esiste un collegamento fra queste cose, un senso anche per chi ha perso l'orientamento, basta continuare a danzare (da www.ibs.it).



Come s'è detto, il prossimo incontro sarà:

Mercoledì 23 Novembre ore 21:00

Dato che il nostro ritrovo abituale è diventato ultimamente un po' troppo rumoroso, stiamo valutando altre soluzioni. Quindi il luogo dell'incontro vi verrà comunicato sotto data.


Intanto, Buona lettura!!
 

1 commento:

  1. ottima sintesi, grazie silvia.
    personalmente si è trattato per me di una lettura molto impegnativa, che ha richiesto in alcuni punti un discreto sforzo di volontà per non mollare. la noia e il fastidio per i numerosi passaggi (non brevi) di sordido orrore disturbante più volte stavano per avere la meglio e arrivare in fondo mi è costato fatica.
    la discussione nel gruppo mi ha comunque ripagata: non solo ci ha condotti ad una chiave di lettura piuttosto interessante (teresa come allegoria del popolo brasiliano), ma mi ha anche fatto rendere conto che il libro secondo me ha alcuni pregi innegabili, soprattutto di carattere strutturale: ad esempio il procedere del racconto senza rispettare l'ordine cronologico degli eventi, la costruzione pregevole del quarto capitolo, "La notte in cui Teresa Batista dormì con la morte", in cui il presente e i ricordi procedono alternatamente e che culmina con una splendida scena collettiva, molto altmaniana.
    menzione speciale per il finale, che ho trovato assolutamente perfetto, pur nella sua brevità: con la pratica di un rituale quasi magico, riconcilia il lettore con la vicenda e fa chiudere il volume con il sorriso. quindi, amici, se state pensando di mollare, fate un piccolo sforzo: quell'ultima pagina non può non essere letta!

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