Eccoci qua con il resoconto del nostro incontro di aprile 2014! Ci siamo occupati di un romanzo che ci è piaciuto molto, ovvero "Accabadora" di Michela Murgia.
Prima di tutto, la nostra Dani ci illumina sul significato del titolo; si tratta di un termine che deriva dallo spagnolo "acabar" e significa "colei che finisce" (ricordiamo che nella zona di Alghero ancora oggi viene parlata una varietà di catalano - l'alguér - tutelato dalla Costituzione ma inserito nelle lingue a rischio di estinzione). Con "accabadora", infatti, si soleva indicare una donna che uccideva persone anziane in condizioni di malattia tali da portare i familiari o la stessa vittima, a richiedere questo servizio di eutanasia.
Il romanzo quindi narra la storia di una ragazzina, ultima di tre sorelle e non desiderata, affidata alla accabadora del paese, che la accoglie in casa come "figlia dell'anima". I fatti si svolgono presumibilmente negli anni Cinquanta, e il romanzo dimostra chiaramente come ancora in epoche relativamente recenti fossero diffuse e ben radicate tradizioni e credenze che oggi sembrano davvero arcaiche. A volte non abbiamo colto il significato di alcuni avvenimenti che richiamano appunto credenze almeno apparentemente lontane dalla nostra tradizione, come ad esempio il fatto del muretto con l'animale seppellito vivo: si tratta di un rito, forse di un avvertimento? Forse il cane seppellito nel muretto doveva morire, ma essendo sopravvissuto il rito si è rivelato imperfetto.
In ogni caso, siamo rimasti affascinati da questa figura della accabadora, che pare fosse presente in alcune zone della Sardegna. Una sorta di ostetrica al contrario, per osare un accostamento forse un po' azzardato: se l'ostetrica aiuta il nascituro ad entrare in questo mondo, l'accabadora in un certo senso aiutava il moribondo a "passare dall'altra parte", ma solo se questo davvero lo desiderava. Infatti, nel romanzo l'accabadora maledice i parenti che l'avevano chiamata senza che il moribondo fosse d'accordo. Insomma, questa figura arcaica (che di certo ha origini profonde, magari prima dell'avvento del Cristianesimo sull'isola?) ci ha fatto riflettere per il modo insolito con cui sottopone al lettore non solo la questione dell'attaccamento alle tradizioni popolari (un bagaglio di conoscenze che purtroppo buona parte di noi ha ormai perduto), ma soprattutto a quella dell'eutanasia.
L'unica parte del romanzo che, all'unanimità, abbiamo trovato incoerente e (almeno apparentemente) inutile all'economia della storia è stata quella che si svolge a Torino. Non ci siamo spiegati questo viaggio nel continente e questo soggiorno descritti in modo forse un po' superficiale. Immaginiamo che per una ragazza poco più che adolescente della provincia sarda negli anni Cinquanta un'esperienza del genere sarebbe stata senz'altro di grande impatto, per non dire traumatica. Eppure la nostra protagonista sembra non fare un plissé, e attraversa i difficili anni passati a servizio presso una famiglia di Torino con grande consapevolezza e una maturità forse un po' improbabile. Anche il rapporto di grande intimità con il figlio maggiore dei datori di lavoro ci è sembrato un po' assurdo. Se proprio vogliamo cercare di trovargli un senso, potremmo dire che come la madre adottiva (l'accabadora) aiutava a sbloccare situazioni stagnanti che portavano dolore sia al moribondo che alla famiglia, così la figlia dell'anima ha aiutato il ragazzo a "sbloccare" la propria situazione, aiutandolo a liberarsi del dolore che lo affliggeva. Ma mi rendo conto che forse si tratta di una teoria un po' azzardata...
Infine, la nostra protagonista si ritrova nei panni della madre adottiva. Diventerà essa stessa una accabbadora? Oppure i tempi sono ormai cambiati per tollerare ancora una figura del genere? Ma oggi forse non si stanno sviluppando altri modi, un po' più moderni, per svolgere il lavoro dell'accabbadora? Una figura arcaica sì, ma per certi versi estremamente moderna.
Non abbiamo intenzione di addentrarci in discorsi che esulano dalla discussione del nostro romanzo, e infatti a conclusione del tutto ci siamo dedicati con meticolosità alla merenda delle undici!
Abbiamo anche deciso di cambiare modalità di scelta del romanzo, come avrete già letto nel post precedente, oltre che a scegliere il libro dell'incontro di maggio, ovvero:
Romanzo che ci porterà nientepopodimeno che ad incontrare l'autore in occasione della serata organizzata dallo Spritz Letterario a Vicenza!
Stay tuned!
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